Se un turista a primavera
23 Marzo 2022Il mio Sogno Ecosostenibile della casa sull’albero
28 Marzo 2022Navigando a Sud dell’Elba ecco uno scorcio a tutto campo del Tirreno. I contorni sinuosi delle coste toscane si adagiano all’orizzonte e risalgono nel promontorio dell’Argentario. Dal regno marino, emerge il profilo bipartito dell’isola del Giglio e in lontananza sfuma quello triangolare dell’ irraggiungibile Montecristo. Ad Ovest le vette incise della Corsica e a seguire la limpida Capraia. Come un miraggio, dritto davanti alla prua, compare una sottile striscia grigia che separa per un lungo tratto il cielo terso dal blu profondo delle acque increspate. Proseguendo la rotta in tale direzione il rettangolo di terra piatta diventa a poco a poco una zattera candida, ammantata di verde: così ci appare l’isola di Pianosa, sottile nel profilo, insolita e surreale. In prossimità del capo settentrionale a “Punta del Marchese” spuntano, come fantasmi nel riverbero della luce, i muri in pietra di importanti edifici consumati dal tempo e dalla salsedine. La coltre scura della macchia mediterranea riveste il territorio insulare fin dove il mare non la fa da padrone, rendendo impossibile la vita ai vegetali. Fiancheggiando il profilo orientale per raggiungere il punto di attracco, si susseguono piccole falesie e golfi rocciosi fino all’ampia falce sabbiosa di “Cala Giovanna” che si affaccia su fondali turchesi. Qui diventa immediato il paragone con i paesaggi tropicali per la meraviglia della spiaggia semideserta, che giace a pochi metri dal piccolo abitato vetusto e silenzioso, e per i fondali trasparenti popolati da pesci guizzanti e da praterie sommerse di posidonie. Il respiro del silenzio e l’aroma del paesaggio insulare sorprendono il visitatore che non conosce nulla dell’isola e, sbarcandovi subito, si accorge di essere capitato in un luogo incantato e fuori dal tempo. I mattoni di pietra che fanno da ali alla stradina di accesso, sono fatti di arenaria zeppa di gusci di conchiglie e di resti di altri organismi marini fossili. Al disopra le vestigia murarie di importanti palazzi merlati lasciano intuire vicende storiche ormai sepolte nella salsedine. Sui pendii “occhieggia” il viola delle vistose violaciocche frammisto al bianco della camomilla marina e al giallo di tante specie ruderali. Tutto l’abitato è corroso e lo sfaldarsi dei mattoni forati di più recente fabbricazione, genera fenditure e varchi instabili nelle dimore dismesse ormai da anni. Per alcuni prevale il senso del declino, per altri la poesia del ciclo delle cose e della vita. Fino al 1997 il carcere aveva una vita florida e la comunità che vi era insediata, campava in funzione del penitenziario. Con la dismissione del presidio, il nucleo abitato venne evacuato e l’isola fu consegnata al “Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano” per la tutela del patrimonio naturale.
Così da 20 anni il destino di Pianosa è diventato quello di un luogo ben protetto in cui l’attività di conservazione della biodiversità ha potuto esprimere importanti risultati. Il ginepro fenicio è la specie vegetale più preziosa sull’isola e per farlo sviluppare ancora meglio sono stati tagliati numerosi pini di Aleppo, introdotti nel secolo scorso per ombreggiare alcune aree prossime ai terreni agricoli lavorati dai detenuti. Gli uccelli marini che nidificano nelle cavità della roccia hanno sofferto la predazione dei ratti che in tutte le isole del mondo costituiscono la minaccia più forte per la loro sopravvivenza. Per tale motivo, il Parco ha intrapreso programmi di azioni mirati a liberare questo paradiso dalle specie aliene. Tolti i ratti introdotti dall’uomo, le berte maggiori, cioè gli uccelli marini associati alle mitiche “Sirene di Ulisse”, potranno anche in futuro inondare le notti buie della piccola isola con i loro vocalizzi simili a pianti di neonato. La sera, passeggiando per l’abitato, si apprezzano solo luci fioche e grappoli di stelle nel firmamento che avvolgono tutta l’isola, custodendo un silenzio privo di rumori ma ricco delle voci discrete del mondo animale. Un incantesimo che rapisce e lascia spazio ai sentimenti più intimi. Solo così si può assaporare il “Respiro del silenzio” animato: la brezza serale, l’imbrunire, il canto dell’assiolo, la via Lattea. Nello spirito dell’area protetta il valore naturalistico si sposa perfettamente con gli obiettivi di educazione ambientale e di turismo sostenibile. Ogni giorno, dalla primavera all’autunno avanzato, una barca trasporta sull’isola le persone che vogliono visitare Pianosa e, fruendo dei servizi di accompagnamento, fare esperienze sportive ed escursioni naturalistiche e culturali. Il mondo dei fruitori oggi convive con quello che rimane dell’epoca carceraria: i detenuti presenti, coordinati da alcuni agenti, sono impegnati in attività di manutenzione delle aree di visita. Il ronzio delle api ci ricorda che sull’isola vi sono alcune arnie sperimentali e che gli impollinatori assicurano la riproduzione di molte piante. Il futuro dell’abitato è ancora da scrivere. I tanti manufatti esistenti potrebbero far sorgere nuove iniziative da dedicare al turismo sostenibile e i terreni agricoli potrebbero aprire la strada a nuove sperimentazioni di colture di varietà locali. Sospesa nella sua magica atmosfera, Pianosa rimane una perla fuori dal logorio della modernità. I valori tuttora presenti sono integri e la valorizzazione interventista non ha al momento prodotto progetti di pericoloso impatto. A volte sembra davvero che l’isola abbia una personalità tanto forte da riuscire a disarmare le velleità che ciclicamente si manifestano sul suo destino.
L’articolo, tratto dal magazine di promozione turistica Elba Per2 e non solo… Edizione 2019/2020, è stato scritto da Franza Zanichelli.