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È consuetudine per noi elbani in giro per l’Italia o all’estero, ricevere commenti ed espressioni di meraviglia quando diciamo di arrivare dall’isola d’Elba: c’è chi racconta di vacanze passate, chi progetta o sogna una prossima venuta. Ricordo ancora la reazione che ebbe qualche anno fa l’anziano maitre del bel ristorante stellato di Soriso (Novara) in Piemonte. Fu lui a raccontarmi dell’Elba e di un passato che io non conoscevo, parlando della sua gioventù di barman al Norman’s Club, un locale bellissimo e mitico rimasto aperto dagli anni Sessanta agli anni Novanta cambiando più volte gestione. Mi raccontò che Norman, il patron americano del clan di Sinatra che aveva creato il locale, consentiva l’ingresso solo a chi indossasse giacca scura, camicia bianca e cravatta, che l’orchestra suonava dal vivo ed era frequentato dai personaggi del jet set internazionale che in quegli anni venivano a scoprire la nuova meta, il paradiso elbano, ancora lontano da quel che poi sarebbe stato il turismo di massa. Lavorando come barman mi raccontò che anche un giovane Berlusconi trovò il modo di esibirsi là per diverse serate. Il soffitto della sala, dove si ballava ad un certo punto della serata, si apriva mostrando il bellissimo cielo stellato delle notti estive. Norman aveva il suo tavolo fisso alla Taverna Jamaica di Via dell’Amore a Portoferraio, altro must di quegli anni all’Elba, un locale incredibile nell’arredamento con le pareti piene di scritte e oggetti incollati o appesi, dal pettine alle monetine, dalle foto al “reggipetto”. Sui tavoli bottiglie e ferri da calzolaio a forma di treppiede, pieni di stalattiti e stalagmiti di colature di candela dai colori più disparati, oggetto di cura e attenzione massima da parte del padrone di casa, Ennio, che raccontava di aver apparecchiato al re di Spagna (la cui barca era stata ormeggiata nella Darsena Medicea) utilizzando la bandiera spagnola come tovaglia. Nonostante l’ambiente, la differenza vera la faceva in cucina la moglie Olga, cuoca sopraffina che per l’Elba e per tutti quelli che hanno gustato i suoi piatti, oramai è un mito. Per rendere l’idea, qualche anno fa in occasione della venuta all’Elba di Tony Blair, è stata chiamata a cucinare per lui, nonostante già da anni in pensione non viva più stabilmente all’Elba. Da allora le sue linguine al pesce cappone sono diventate le “Linguine alla Blair”. Molti erano i personaggi dello spettacolo che frequentavano l’Elba in quegli anni: Mina, Walter Chiari, Dario Fo e Franca Rame, Lina Werthmuller per citarne qualcuno, ma sarebbe impossibile nominarli tutti. Molti di loro erano ospiti fissi a Lacona o a Portoferraio a casa di Nello Santi, noto produttore cinematografico. Un altro luogo di ritrovo di cui ho sentito molto raccontare in famiglia, era il ristorante La Cava a Sant’Ilario, frazione di Marina di Campo, dove non era raro incontrare personaggi o curiosi che venivano a salutare o semplicemente a veder servire a tavola la contessa che l’aveva aperto e lo gestiva con divertimento e passione. Appartenente alla più antica nobiltà torinese, era approdata all’Elba in vacanza e poi vi era rimasta per amore. Mi hanno raccontato che una sera, a viva forza, fu impedito a Ugo Tognazzi di entrare in cucina a cimentarsi ai fornelli tra le facce esterrefatte delle cuoche.
Marina di Campo è stato il paese pioniere del turismo grazie alla magnifica e lunghissima spiaggia di sabbia con a ridosso una splendida pineta. Infatti, alla fine degli anni ‘50, il Club Mediterranée ne ottenne la concessione e ne fece un luogo perfetto da far godere ai suoi clienti internazionali. Il “campo francese”, come veniva chiamato, aveva istallato nella pineta dei tucul, una sorta di chalet per i turisti, cioè grandi capanne di legno con il tetto di paglia, oltre ad alcune strutture fisse in muratura per gli spazi condivisi come bar e ristorante, e poi anche grandi tende da campeggio. Si possono ancora facilmente vedere nei filmati dell’epoca. Immaginiamo cosa potesse significare, in quegli anni, vedere ragazze straniere in bikini in giro per Marina di Campo o frazioni come Sant’Ilario e San Piero. Sicuramente nella “Canzone di Marinella” De André non si riferiva a questo Sant’Ilario, ma certe similitudini fanno sorridere chi ha ancora ricordi precisi di allora. Infatti dopo pochi anni, essendo diventati troppo ingombranti per il paese, furono messi in condizione di andare via. Nella pineta in seguito fu costruito un bellissimo hotel, ora trasformato in residence, gestito anche questo da un conte, dove spesso era ospite Giorgio Strelher che se ne andava in giro in accappatoio nero. Tombeur de femmes aveva fatto innamorare la segretaria, ma aveva sempre una nuova accompagnatrice. Di quei primi anni ‘60 è anche la discoteca Club 64 che nel nome, appunto, reca la data della sua fondazione e che tutt’oggi è tra i locali più frequentati dell’Isola. Prima discoteca in Italia nel senso vero del termine, dove a fare la serata musicale non è più l’orchestra ma una nuova figura, il dj, che deux ex machina con l’ausilio di apparecchiature tecniche riproduce e conduce musicalmente la serata, quindi il ballo in pista secondo la sua sensibilità. Furono Marina Wais, peruviana naturalizzata svizzera, e il figlio Manuel ad avere l’intuizione di trasformare in un locale pubblico, per l’appunto il Club ’64, una bella villa nel bosco, con vista sul golfo della Biodola, costruendo nel giardino una pista quadrata e istallando le prime luci psichedeliche. Risultato: un salotto con divani e poltrone all’interno e la pista da ballo all’aria aperta. Il gran successo poi arrivò durante i primi anni ‘70 con l’arrivo di un personaggio come Ninni Spinetti, “P.R.” ante litteram , un mito per chiunque l’abbia conosciuto, che avendo girato il mondo nella moda, riuscì a farsi seguire nel locale da Coco Chanel, Rita Hayworth, Pierre Balmain, Maria Pia di Savoia, la regina del Siam, Anthony Queen, Caterina Caselli, Gino Paoli e molti altri. Negli anni, il successo del Club 64 si è mantenuto intatto come il suo fascino. Oggi, dopo oltre vent’anni di gestione da parte di Lucia Sandolo e Margherita Messina, è il locale “giovane” per eccellenza e le serate sono animate dai dj più famosi a livello internazionale. Nell’estate 2015 si è tenuto all’isola d’Elba un evento senza precedenti, il Bacardi Summer Wawe (realizzato grazie alle amministrazioni locali con il supporto di molti locali tra i quali il Club 64) che ha visto protagonista il grande Bob Sinclair con un concerto tenuto sulla spiaggia di Marina di Campo. Fare discoteca sulla spiaggia del resto non è una novità all’Elba. Molto spesso è infatti una location perfetta come luogo di spettacolo. “Cavoli”, ad esempio, dove si trova lo storico e “modaiolo” Il Convio, è la spiaggia ideale come “locale a cielo aperto” dove musicisti e dj si esibiscono per far ballare le centinaia di giovani che la frequentano. Questa spiaggia è il luogo del cuore anche dei meno giovani e soprattutto degli elbani perché, grazie al suo microclima, è possibile fare il bagno da aprile a novembre e dove anche nelle domeniche d’inverno si va a prendere il sole. Last but not least (ultimo ma non per importanza), il locale Da Giannino dove si fa musica dal vivo. Il patron Giannino, musicista, batterista, chitarrista oltre ad ottimo manager, dal 1981 (anno dell’apertura) lo ha mantenuto sulla cresta dell’onda con una sensibilità straordinaria, adottando formule sempre vincenti. Unico locale in Italia a proporre tre momenti musicali ogni sera e ad avere un pubblico così affezionato da seguirlo, durante il periodo invernale quando all’Elba è chiuso, nelle serate musicali che organizza in giro per la Toscana o a Roma o a Milano. Biagio Antonacci, ospite nel locale l’anno scorso, ha definito il mitico Giannino un passe-partout perché in giro per l’Italia, ovunque si nomini l’Elba, salta fuori il suo nome e quindi le serate trascorse a divertirsi cantando e ballando. Giannino aveva intuito fin dall’inizio, in modo quasi fortuito, che scelte fare per improntare il locale, perché uno dei suoi primi musicisti aveva un modo particolare di suonare canzoni, intrattenendo il pubblico in un rimando continuo di canto, musica e ballo, dove tutti diventavano protagonisti della serata. Proprio per questo livello di partecipazione e divertimento che le serate restavano impresse nel pubblico. Il repertorio, costituito da canzoni italiane e internazionali conosciute da un pubblico vasto e di età diverse, De Gregori, Vasco Rossi, Gianna Nannini, per fare qualche esempio, fa sì che il locale sia adatto ad un pubblico eterogeneo, quindi anche più adulto. Per quanto riguarda il palco, musicisti come Alex Baroni, Irene Grandi, Sergio Sgrilli si sono formati qui. Dei tre momenti musicali uno è riservato al musicista residente che da anni ormai è Nicola Mei, chitarrista versatile che suona, canta e fa cantare schiere di fan, esibendosi tutte le serate della stagione. Altra peculiarità del locale è aver dato la possibilità sia a marchi famosi come Locman e Acqua dell’Elba e altri meno famosi, ma comunque presenti sul territorio, di organizzare serate vetrina con sfilate, spettacoli e feste. In questo breve e parziale racconto di come è cominciato il turismo all’Elba, così come lo conosciamo oggi, non ho potuto parlare per ragioni di spazio di molti altri locali. Del passato ho scelto quelli che hanno superato la prova del tempo, degli altri, dal tramonto in poi, sarà interessante la scoperta. Certo è che l’Elba by night sarà indimenticabile per chi adora “tirar tardi”.
L’articolo, pubblicato nel magazine di promozione turistica Elba Per2 e non solo… Edizione 2017/2018, è stato scritto da Doriana Castaldi.