Paul Klee e l’isola d’Elba
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26 Settembre 2023Viaggio al Mausoleo Tonietti tra storia e simbolismo
“Quando la filosofia dipinge il suo grigio su grigio, allora una figura della vita è invecchiata; e con grigio su grigio essa non si lascia ringiovanire, ma soltanto conoscere; la nottola di Minerva inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo.” (G.W.F. Hegel)
Antica signorilità dalle pareti scrostate e dalle mani ruvide. Contorni corrosi di una terra che compie 400 milioni di anni. Qui le emozioni arrivano senza ammortizzatori. Si respirano i resti di un mondo antico, fatto di duro lavoro e di vita attiva dodici mesi all’anno. Quando ancora l’Elba non conosceva l’ammorbidente del turismo organizzato. La natura domina fiera nella sua maestosità. Tra guglie di calcarenite e sovrapposizioni tettoniche, ci godiamo contrasti di colori mozzafiato. Poi, la sorpresa! Tra ginepro e lentisco appare, gradita e fuori contesto, l’Arte. Chi si aspetterebbe, in un luogo così spartano, di trovarsi davanti inquietanti protome antropomorfe e teste leonine. Forme signorili che narrano le paure e le gesta di potenti personaggi. Eppure Cavo resta defilato rispetto al resto dell’isola. Certo ‘il viaggio’ da Portoferraio non è breve, soprattutto se si scelgono itinerari secondari. Strade impervie e tutte curve che regalano panorami impagabili in una natura incontaminata. Tra otto e novecento lo sfruttamento delle miniere ha portato all’Elba molta ricchezza. Sullo scoglio sono approdati architetti e gentiluomini. Testimone Villa Tonietti, meraviglia neoclassica che sovrasta il lungomare di Cavo. Era la dimora della famiglia di armatori navali che gestiva le miniere, poi passata di mano in mano e adesso in fase di ristrutturazione. La cappella di famiglia doveva essere un mausoleo liberty progettato da Adolfo Coppedè sul promontorio del Monte Lentisco in mezzo ad un bosco di lecci (quercus ilex). Ma giace abbandonata all’incuria perché il permesso cimiteriale non è stato mai concesso. Anche le sorti dei Tonietti, dopo la morte di Giuseppe, il potente armatore a cui era dedicata, precipiteranno rapidamente tra faide familiari per l’eredità e spese folli che ridurranno sul lastrico il figlio. Eppure il patrimonio era cospicuo; Giuseppe, detto “lo rede” (l’erede in dialetto riese), aveva sposato Cesira Scappini, nipote a sua volta del Gonfaloniere di Rio Marina, il Cav. Giuseppe Scappini, influente armatore toscano a capo di 8 bastimenti e spedizioniere degli importatori esteri di ferro. La giovane coppia, dopo aver navigato alcuni anni in giro per il mondo, aveva deciso di stabilirsi a Cavo per occuparsi degli affari comuni quando era arrivata l’eredità da gestire. I due patrimoni venivano quintuplicati in vent’anni di attività mineraria grazie al Tonietti e al suo abile agente, l’imprenditore e deputato Pilade del Buono, figura di spicco nell’industria internazionale, grazie al quale si aggiudicava nel 1888 l’appalto per lo sfruttamento delle miniere. Quando Giuseppe morirà improvvisamente di cuore a 60 anni, lascerà il figlio ricchissimo.
Un aneddoto che ancora raccontano in paese narra che avesse detto ad Ubaldo, prima di andarsene: “Figlio mio, anche se butterai ogni giorno in mare una carriola piena di soldi, non sarai mai povero”. Così non fu, perché il giovane si dette alla bella vita: regate, gare automobilistiche, grandi ricevimenti… E Dio sa cos’altro! Insomma in breve tempo riuscì a dissipare tutto ciò che meticolosamente era stato accumulato. Corsi e ricorsi della storia. Ma torniamo al nostro Mausoleo. Edificato nei primi anni del novecento è – o forse dovremmo dire era – l’opera più bella di Adolfo Coppedè.
L’architetto fiorentino sbarcava sull’isola proprio insieme e grazie a Pilade Del Buono, suo mentore e mecenate. La cappella si presenta come un imponente torrione a pianta quadrata, slanciato in verticale e preceduto da una scalinata. È interamente realizzata con pietra calcarea locale di tonalità diverse; non ci sono tracce del monzogranito e della pietra serena di Fiesole o di Settignano che riportano i prospetti informativi. Questa struttura così caratteristica suggerisce un richiamo al mondo navale: c’è l’ancora, stemma di famiglia, ci sono le prue rostrate di ispirazione romano-imperiale, il timone e la rosa dei venti ripetuti numerose volte sulla cancellata. L’aspetto decadente in cui versa amplifica il fascino esoterico del programma iconografico. Gli occhi e il becco dea civetta di Minerva che campeggia centrale, seguono la linea della lettera greca φ (fi), simbolo della filosofia e della sezione aurea, usato dagli Illuminati e nella Massoneria per i novizi, chiamati minervali quando salivano ai gradi superiori. La decorazione del cancello, o di quel che ne resta, è una sorta di percorso iniziatico che principia con il teschio alato, nell’accezione che solo con la morte si acquistano le ali della conoscenza. Tra le varie simbologie geometriche ricorre il rombo/diamante, dal greco αδάμας (adamas) l’invincibile. Metaforicamente il processo per ottenere un diamante si associa al percorso di purificazione per arrivare ad un livello più alto di coscienza. Il simbolo, accostato anche alla farfalla in quanto risultato di una metamorfosi, è presente in ogni epoca, cultura, religione e tradizione spirituale fin dai tempi dell’antica Persia: dal neoplatonismo
all’ermetismo, dalle teorie rosacrociane alla simbologia massonica, solo per citarne alcune. Gli eclettici Coppedè amavano la simbologia, basti pensare al quartiere Coppedè a Roma, set indimenticabile di Dario Argento per le riprese di “Inferno” e “L’uccello dalle piume di cristallo”. Il progetto è del fratello più famoso Gino, a cui Adolfo guarderà sempre come ad un modello da seguire. Il percorso si conclude, infine, sulla sommità del monumento con il braciere ardente, variamente interpretato come carità, conoscenza, illuminazione spirituale. Grazie al fuoco rigeneratore si compie il passaggio dalla materia (la terra) all’aria (il cielo). Ecco la verticalità della torre, ecco l’aquila imperiosa signora dell’aria con le ali spiegate.
L’articolo è stato scritto da Valerie Pizzera – guida turistica e ambientale e giornalista che collabora con il magazine Elba Per2 e non solo… e con il quotifdiano nazionale La Nazione – e pubblicato nell’edizione 2022/2023 di Elba Per2 e non solo…