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25 Settembre 2023Paul Klee e l’isola d’Elba
25 Settembre 2023Il 1° ottobre 1561, con la conferma ottenuta da Pio IV, Cosimo de’ Medici, Duca di Firenze e di Siena, vide realizzarsi l’ambizioso progetto inteso alla fondazione dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano. Il Papa, con la bolla “His quae” del 1º febbraio 1562, ne decretò la formale costituzione affidando il Gran Magistero allo stesso Cosimo (che dal 27 agosto 1569 diventerà Granduca di Toscana) e ai suoi successori. Il 15 marzo 1562, nella Primaziale di Pisa, il Nunzio apostolico Monsignor Cornaro, inviato dal Pontefice, consacrò il “Sacro Ordine Marittimo dei Cavalieri di Santo Stefano Papa e Martire” e consegnò al Duca gli statuti approvati, unitamente alla bolla delle concessioni. Nato a somiglianza di quello dei Cavalieri di Malta – al quale peraltro si ispirò per la propria insegna: croce a otto punte bordata d’oro smaltata di rosso in campo bianco, mentre quella maltese è bianca in campo rosso – l’Ordine si prefiggeva lo scopo di difendere, con una propria flotta, le coste e le isole toscane, nonché il resto del Mediterraneo, dalle scorribande dei pirati barbareschi e dalle incursioni turco-ottomane. Nelle intenzioni di Cosimo il quartiere generale del costituendo Ordine doveva essere collocato all’Isola d’Elba, dove era in corso di avanzata costruzione Cosmopolis (Porto Ferraio), e forse anche a tale scopo nel piano urbanistico elaborato dall’Architetto Giovanni Camerini per la nuova città, che già ostentava imponenti fortificazioni, era stato previsto un complesso di notevole importanza: una chiesa con attiguo convento le cui fondamenta vennero gettate nell’ottobre del 1558.
Dai resoconti dell’architetto Camerini si rileva lo stato di avanzamento dei lavori con altre notizie, come quella della messa solenne a dicembre dello stesso anno, il giorno di S. Andrea, nel punto in cui sarebbe stato collocato l’altare maggiore. «Nel settembre 1559 si lavora al tetto del dormitorio dei frati, nel gennaio 1560 alle camere e alla cucina, ma il refettorio non ha ancora il tetto, e Camerini invia a Cosimo un disegno di quanto si è fatto e di quanto si deve ancora fare. I lavori continuano nel mese di marzo».[1] L’opera, però, non venne completata in base al progetto e il motivo è da ricercarsi nel fatto che, pur essendo l’Elba «luogo veramente adatto, pe’ suoi comodi porti, a tenere in timore i Turchi e gli altri pirati, che avessero scorsi quei mari»[2], il territorio che Cosimo vi possedeva era troppo ristretto e non essendogli stato possibile acquistare il resto dell’isola, spostò su Pisa il quartiere generale dell’Ordine. Nelle sue memorie il Lambardi osserva che il convento «doveva essere più capace ma per stitichezza di risparmio levarono mano alla Fabbrica prima di terminarla, come si scorge anche a’ giorni di oggi imperfetta verso quella parte che riguarda i Quartieri dei Mulini».[3]
Il complesso di Portoferraio fu occupato da una decina di frati dell’Ordine dei Francescani Osservanti di cui otto sacerdoti e due conversi. Per la chiesa Cosimo de’ Medici aveva commissionato ad Agnolo di Cosimo di Mariano, conosciuto come il Bronzino, una pala. L’artista rappresentò una Deposizione di Cristo dalla Croce da collocarsi in un altare, detto della Pietà, nel lato sinistro della navata dove rimase fino al 18 marzo 1783, quando Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena, Granduca di Toscana, ne ordinò il trasferimento a Firenze nella “Reale Galleria”[4]. La pala rimossa venne rimpiazzata con un quadro di autore ignoto rappresentante la visita della Vergine a S. Elisabetta, attualmente appeso in un lato del presbiterio del Duomo di Portoferraio.
La sostituzione delle opere si effettuò nel contesto di importanti lavori di ristrutturazione sia all’interno che all’esterno della chiesa che riguardarono la chiusura della cappella di S. Barbara, il rinnovo degli stucchi nei quattro altari laterali: della Pietà, della SS. Concezione, della SS. Annunziata e di S. Barbara e lo spostamento dell’organo dal lato sinistro dell’altare maggiore in un balconcino sopra l’ingresso. La completa annessione dell’Elba alla Francia, sancita dal Senato consulto con atto del 26 agosto 1802, comportò per l’isola una organizzazione amministrativa secondo le leggi francesi come da regolamento approvato il 12 gennaio 1803. A Portoferraio le nuove esigenze di carattere logistico andarono a interessare direttamente la chiesa e il convento dei francescani la cui riconversione ad altro utilizzo ebbe inizio con la “provvisoria occupazione” militare per alloggiarvi le truppe di guarnigione, disposta con decreto sottoscritto dal Maire V. Vantini e dal primo aggiunto C. Lapi il 7 giugno 1803, in ossequio alle disposizioni impartite dal Commissario Generale P.J. Briot. Ulteriori modifiche al complesso di San Francesco, ormai destinato a caserma, si registrano nel 1859, nel 1869-70 e nel 1872 ad opera di ingegneri militari del Regno d’Italia e anche alla facciata vengono apportati rimaneggiamenti. La caserma verrà poi intitolata, con decreto reale, al generale Cesare De Laugier, ufficiale napoleonico distintosi a Curtatone e Montanara al comando delle milizie toscane. Oggi la struttura è trasformata in centro culturale con sale espositive e per congressi, ed ospita la Biblioteca e la Pinacoteca “Foresiana”, nonché l’Archivio storico comunale.
[1] A. Fara, Portoferraio, Architettura e urbanistica 1548-1877, Torino, Fondazione G. Agnelli, 1997, p. 17.
[2] L. Cappelletti, Storia degli Ordini Cavallereschi, Livorno, R. Giusti, 1904, p. 274.
[3] S. Lambardi, Memorie antiche e moderne dell’Isola dell’Elba (…), Firenze, 1791, (rist. anast. 1966) p. 130-131.
[4] La pala attualmente si trova nella Galleria dell’Accademia a Firenze ed è esposta nell’ala sinistra della Tribuna del
David di Michelangelo. Firmata e datata 1561 su un grande vaso verde in basso a sinistra, si tratta di pittura ad olio su
tavola.
L’articolo, scritto da Giancarlo Molinari, è stato pubblicato nel magazine di promozione turistica Elba Per2 e non solo… Edizione 2022/2023.