Un’isola a portata di sport
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31 Ottobre 2023La Rocca del Volterraio e la Torre del Giogo
Siano esse degli oppida[1] o delle opere fortificate d’età medievale e moderna o delle “casematte”[2] del secolo scorso, le testimonianze di un’Elba capace di fare cattivo viso a un aggressore sono numerose e di rilevante interesse. Le più visibili, nel loro complesso, e certo le più suggestive, appaiono quelle che rimandano al dominio esercitato sull’Isola nell’arco di cinque-seicento anni da più potentati, tra cui la Repubblica di Pisa e gli stati piombinese e fiorentino. Si tratta di realizzazioni tanto isolate che urbane. Di esse, le piazze di Portoferraio e di Porto Longone, espansione insulare – quest’ultima del continentale Stato dei Presidi, diretta emanazione della Corona di Spagna – ebbero natura ampiamente strategica e furono funzionali a sistemi geo-politici “globali”. Nella tirannia dello spazio, basteranno due dei punti forti presenti sull’orizzonte cronologico che abbiamo voluto privilegiare a rappresentare l’insieme: la Rocca del Volterraio e la Torre del Giogo, soggetti di storia raggiunti anche dalla poesia e dalla leggenda, grazie al loro eccezionale valore iconico. Posta a dominare, si può dire, l’intera Elba dall’alto del “dirupato sasso” su cui sorge, la rocca, già esistente, forse solo come una torre, nel Duecento, fu verosimilmente coinvolta con la “terra murata” di Monte Marsale[3] e la Torre di S. Giovanni in Campo, nella lunga guerra tra Pisa e Genova per il dominio dell’alto Tirreno, che ebbe come fulcro locale il “cassero”[4] di un borgo identificato per lo più con Capoliveri. Il suo ruolo, peraltro, non poté essere secondario quando, nel Quattrocento, divenuta nel 1399 parte della signoria di Piombino, sottomessa ai d’Appiano, l’Elba fu investita dalla furia dei pirati barbareschi. Le fonti ci parlano di due assedi, entrambi falliti, mentre capitolava Monte Marsale. Fu la forza di tali aggressioni che indusse Piombino a infittire le maglie della propria presenza militare oltre canale. Nacque, così, la Torre del Giogo, le cui linee ci sembrano degne della matita di Andrea Guardi, l’illustre architetto e scultore che a metà Quattrocento lavorò per Jacopo III d’Appiano. Dai suoi spalti, vigili sui centri minerari di Rio e di Gràssera, si dominava il mare dalla Lunigiana all’Argentario. Fattasi più intensa, nel Cinquecento, la minaccia ottomana e barbaresca, la rocca e la torre furono chiamate a partecipare in misura adeguata alla difesa comune. Entrambe dovettero sopportare delle dure aggressioni. Probabilmente la rocca conservò la propria inespugnabilità. Al contrario, la torre si arrese alle cannonate dei Turchi di Dragut, nelle cui mani finirono quanti riesi e grasserinchi vi si erano rifugiati. In progresso di tempo l’una e l’altra persero la loro importanza, fino all’abbandono, diventando luoghi di narrazioni popolate di fantasmi: ora di una regina suicida per amore, ora di guerrieri cristiani e turchi morti sotto tortura, ora di amanti evirati da una crudele principessa e posti in catene. L’onore della poesia toccò al solo Volterraio: lo cantò in un sonetto, di cui, nel 1769, fece omaggio al granduca di Toscana Pietro Leopoldo in visita all’Elba, un noto erudito, Lazzaro Taddei Castelli. Egli scrisse, tra l’altro
“Questa che intorno chiude orrido Scoglio
superba rocca sopra eccelso Monte
un dì del Trace rintuzzò l’orgoglio
né mai temé dei suoi nemici all’onte”.
[1] I Latini chiamavano oppidum (plurale latino: oppida) una città fortificata priva di un confine sacro (il pomerio), proprio invece dell’urbe. Con l’espansione dello Stato romano e la trasformazione di Roma in Urbe per antonomasia, vennero individuati come oppida gli insediamenti cittadini fortificati, più grandi del semplice vicus, ma non ancora abbastanza estesi per essere indicati come civitas. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Oppidum
[2] La casamatta è il locale di un’opera di fortificazione, chiuso all’interno e coperto nella parte superiore a prova di bomba, munito di una o più cannoniere, destinato nella maggior parte dei casi a ricevere artiglierie. I primi locali casamattati si riscontrano nell’epoca antica nei vari piani delle torri che si trovavano nelle cinte costruite a difesa di località; locali casamattati si hanno anche nelle fortificazioni e nelle segrete dei castelli dell’epoca medievale. Si differenzia da un bunker in quanto quest’ultimo è un complesso di costruzioni, in genere ipogee, che possono comprendere una o più casematte (oppure nessuna), mentre una casamatta è solamente il locale che alloggia l’arma, cannone o mitragliatrice che sia, anche su di una nave. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Casamatta
[3] Si legga l’articolo Monte Marsale: un paese scomparso di Alfonso Preziosi sul sito “Mucchio Selvaggio” al seguente link bit.ly/2XGN6Nd
[4] In architettura, la parte elevata di una fortificazione (ad esempio di un castello o di una cinta di mura). Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Cassero
L’articolo, pubblicato nel magazine di promozione turistica Elba Per2 e non solo… Edizione 2019/2020, è stato scritto dal Prof. Gianfranco Vanagolli autore di molti libri.