La cucina, identità di un popolo
15 Novembre 2023L’Isola delle Meraviglie
23 Novembre 2023Incontri isolani a Giglio, Giannutri e Pianosa
Ore 5.00! Partenza dall’Isola d’Elba per un viaggio alla scoperta di due delle sette isole dell’Arcipelago Toscano: Giglio e Giannutri. Le emozioni sono alle stelle. Siamo in quattro: noi due, Daniele Anichini, grafico e fotografo del magazine Elba Per2, e Daniele Fiaschi, un giovane e promettente video maker con il quale è iniziata recentemente una proficua collaborazione per il portale elbaper2.it. Un team accomunato da un’unica passione: l’amore per la natura e la storia dell’Arcipelago Toscano. Alle 8.30 ci imbarchiamo sulla piccola nave di linea della Toremar che da Porto Santo Stefano, caratteristica località turistica dell’Argentario, ci conduce a Giglio Porto. Un’ora di navigazione ed eccoci arrivati! Con grande entusiasmo scorgiamo un invitante porticciolo dominato da due fari di diverso colore, uno rosso e uno verde, e un lungomare sul quale si affacciano case e casette che, con i loro balconcini e variopinte fioriture, trasmettono familiarità ed allegria, piccole botteghe di artigianato, bar e ristoranti tipici dove il pescato del giorno è un must.
Il nostro primo incontro è stato quello con Stefano Feri, vice Presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, partner del magazine di promozione turistica Elba Per2, che oltre ad accoglierci con la cordialità propria di una piccola isola, ci ha fatto vivere un’esperienza indimenticabile. La ragione di questa nostra avventura non è dipesa soltanto dalla necessità di raccogliere materiale fotografico e video, ma anche dal desiderio di conoscerle nell’anima per poi raccontarle in questa rivista attraverso storie di vita. Prima di esplorare il Giglio, siamo andati alla scoperta di Giannutri approfittando del trasferimento dei Carabinieri forestali che quel giorno si sono diretti con il gommone del Parco sull’isola. Il nostro viaggio è stato accompagnato da una leggera brezza marina e da un sole “ridente”. Dopo circa un’ora di navigazione ci siamo mano a mano avvicinati alla costa, rocciosa e frastagliata, caratterizzata da cale e calette e da suggestive grotte marine scavate dal vento. Un vero e proprio capolavoro della natura è Cala dei Grottoni dove abbiamo fatto la prima sosta. Siamo rimasti tutti senza fiato! Stefano Feri ci ha raccontato la storia di quest’Isola dove a differenza di Pianosa, ci sono molte proprietà private che nel passato, sotto forma di consorzio, gestivano l’isola, oggi tutelata dall’Ente Parco che vieta il campeggio e la presenza di strutture alberghiere. Giannutri, per i greci e per i romani, ha rappresentato un approdo sicuro lungo le rotte che portavano in Sardegna e in Gallia. Lo testimoniano i resti di una villa romana, edificata dalla famiglia dei Domizi Enobarbi a cui apparteneva l’Imperatore Nerone, e ben due relitti di navi mercantili risalenti al III e I
secolo a.C.[1]. Oltre alla straordinaria bellezza della costa e della villa romana che abbiamo visitato, siamo stati colpiti dal mare cristallino di Cala Spalmatoio, ricco di praterie di posidonia, habitat ideale per le numerose specie ittiche che frequentano le coste dell’isola. Durante l’estate Cala Spalmatoio e Cala Maestra si trasformano in porticcioli turistici per barche a vela e gommoni. Giannutri è raggiungibile tutto l’anno dal porto di Porto Santo Stefano con un’ora di navigazione.
Rientrando all’isola del Giglio, un forte vento di libeccio ha reso il viaggio in gommone lungo e “ballerino”, ma decisamente avventuroso. Una volta sbarcati, la nostra prima tappa è stata Giglio Campese, sul versante ovest dell’Isola, dove si trova l’Hotel Campese nel quale abbiamo piacevolmente soggiornato per una notte. Campese è una baia incantevole dominata a sinistra da un imponente faraglione che spicca dal mare per circa 20 metri, e a destra dalla Torre Medicea, fatta costruire da Cosimo I de’ Medici nella seconda metà del Cinquecento per proteggere la costa dall’incursioni piratesche. Di fronte alla Torre si trova un piccolo porticciolo. Giglio Campese è stato l’ultimo centro abitato a nascere ed oggi costituisce la località turistica più importante. La spiaggia, a forma di mezzaluna, è la più grande dell’isola; è caratterizzata da una sabbia granulosa di colore rossastro dovuto anche alla vecchia miniera di pirite nelle vicinanze, che contrasta con il blu del mare cristallino tipico della costa e di altri arenili tra i quali Le Cannelle e Le Caldane, quest’ultima raggiungibile solo a piedi e via mare. Il Giglio è un’altra perla dell’Arcipelago da scoprire e da esplorare. Un vero angolo di paradiso! Quiete, cordialità, storia, natura, mare… Terreni impervi sferzati dal vento, luoghi unici a picco sul mare, piccoli appezzamenti terrazzati, muri a secco, strade strette “avvolte” da una vegetazione mediterranea e da distese di vigne che si dipanano tra dirupi e colline.
Non abbiamo potuto fare a meno di visitare i due fari più importanti, posti alle due estremità dell’isola, che solitari e “guardinghi” dominano l’orizzonte. Capel Rosso e Punta Fenaio sono oggi strutture ricettive per chi ama una vacanza estrema. Capel Rosso è raggiungibile a piedi attraverso un sentiero o con l’elicottero, mentre Punta Fenaio via mare, quando il vento lo permette, a piedi o con un quad che porta 2 persone alla volta. Le emozioni che abbiamo provato sono indescrivibili. Ci si sente lontani dal tempo e padroni del mondo. In questi luoghi surreali il tempo sembra essersi fermato!
Di grande fascino il borgo medievale di Giglio Castello, cinto da imponenti mura all’interno delle quali si “intrecciano” vicoli e vicoletti colorati da fioriere e distese di panni. Giovialità, autenticità, un forte attaccamento alle proprie origini e tradizioni. Testimone di questo legame è Giovanni Rossi, personaggio e imprenditore dell’Isola, che insieme al fratello Simone ha deciso di abbandonare l’attività di commercialista per prendersi cura della propria terra. È nato così un “viticoltore eroico” che ha voluto recuperare e riscoprire l’anima verde della sua Isola. Alla Fontuccia, assolata particella di terreno, è nata la prima vigna e la loro storia con la prima bottiglia di Senti Oh!, intercalare toscano tipico gigliese. Con il tempo Simone e Giovanni hanno recuperato altri 5 ettari di terreno, divenendo uno dei simboli della rinascita enologica gigliese. Coltivano soprattutto l’Ansonica, vitigno autoctono radicato al Giglio dall’antichità. I loro vigneti
sono piccoli terrazzamenti di muri a secco tra le rocce di granito a picco sul mare che si raggiungono a piedi attraverso sentieri ripidi e tortuosi. Tanto lavoro da portare avanti con mani e zappa senza l’ausilio di macchinari. Le rese sono basse, ma uve ricche di profumi: Fontuccia, Cape’ Rossodi macchinari. Le rese sono basse, ma le uve ricche di profumi: F Olivello, Franco e il loro ultimo vigneto Le Grotte testimoniano la storia di chi resiste alla fatica della terra pur di salvaguardare le proprie origini e tradizioni. Tra gli aneddoti più simpatici di Giovanni ci piace ricordare “Sono un contadino che naviga o un marinaio che zappa perché da ogni vigna si vede il mare”. Pianosa! Altra isola, altra esperienza. Stessa motivazione! La barca salpa dal porticciolo di Marina di Campo, alle 10 del mattino, verso Sud per fare rotta verso l’”isola del Diavolo” che si rivela all’orizzonte come una lunga zattera in mezzo al mare. L’arrivo sull’isola dopo la libertà dei sensi negli spazi aperti del mare, dei voli dei gabbiani e delle berte, o dei salti curiosi dei delfini, significa realizzare il sogno di un’esperienza unica. Sostare sull’isola del silenzio è un privilegio. Nell’ambiente semplice, agreste, selvaggio si assapora la sensazione di essere “fuori dal tempo”.
Ad accogliere i visitatori i Carabinieri forestali, gli agenti di custodia e la patron di Pianosa, Giulia Manca che con il suo bel viso e la sua prorompente giovialità accoglie i turisti che soggiornano nel caratteristico ed accogliente Hotel Milena, gestito da qualche anno dalla Cooperativa Arnera[2] che si occupa anche del Ristorante Da Brunello, l’unico sull’isola, la cui cucina è semplice e genuina, e predilige i prodotti freschi coltivati sull’isola. Ad affiancarla in questa difficile impresa, Ronny Bellagotti che, nonostante la sua giovane età, ha scelto di trascorrere un’intera stagione in un lembo di terra dove si convive con l’assenza delle comodità e degli extra della vita di tutti i giorni, dove tutto è più difficile per la mancanza di collegamenti di linea giornalieri (la nave di linea parte soltanto il martedì da Rio Marina). Alle 5 del pomeriggio l’imbarcazione dell’Aquavision salpa l’ancora. L’isola si svuota. Ad accompagnare il soggiorno di chi rimane c’è solo il mare e la natura. Il cuore di Pianosa, surreale, insolita, ammaliante… regala proiezioni sospese: tramonti, albe, silenzi assordanti che accompagnano il respiro di chi ricerca il proprio sé. Il richiamo dell’alba è stato tanto forte da farci alzare tutti alle 5,30 della mattina per non perdere un solo attimo del sole che di lì a poco sarebbe spuntato dai monti dell’Elba. Un’apoteosi! Il nostro sguardo è stato catturato dal paesaggio circostante. L’immaginazione ci ha riportato ai tempi della colonia agricola quando l’approdo era popolato di persone indaffarate, di giovani aitanti e bimbi ridenti: una comunità frugale impegnata in numerose attività manuali collegate all’agricoltura e alla pesca, allora fiorente. Dopo aver visto l’alba ed aver ammirato l’“Isolotto della Scola” abbiamo percorso la strada che conduce al vecchio borgo, ormai disabitato e in declino, che testimonia storie di vita vissuta con la presenza ingombrante del carcere di massima sicurezza: murature corrose dal sole e dal mare, vecchie insegne sbiadite, persiane semiaperte… I due Danieli, accompagnati da Tatiana Paolini, guida ambientale dell’Infopark, hanno esplorato l’isola in mountain bike, visitando i luoghi più emozionanti e suggestivi: la Punta del Marchese, Cala dei Turchi, Porto romano, la Villa romana di Agrippa, le scogliere calcaree erose dal mare. Dirigendosi verso Cala Giovanna abbiamo ammirato una delle ultime opere di conservazione del Parco dell’Arcipelago Toscano, la Villa dell’Agronomo che oggi spicca con tutta la sua maestosità. Arrivate a Cala Giovanna, l’unica spiaggia dove è consentita la balneazione, abbiamo ammirato le distese di fiori color viola che guardano il mare: sono gli Allium subhirsulum o agli cigliati. Lasciandoci accarezzare dalla brezza marina, con occhi incantati abbiamo ammirato il mare e in lontananza la “madre” dell’Arcipelago Toscano: l’Elba.
Ad accompagnare il soggiorno di chi rimane c’è solo il mare e la natura. Il cuore di Pianosa, surreale, insolita, ammaliante… regala proiezioni sospese: tramonti, albe, silenzi assordanti che accompagnano il respiro di chi ricerca il proprio sé. Il richiamo dell’alba è stato tanto forte da farci alzare tutti alle 5,30 della mattina per non perdere un solo attimo del sole che di lì a poco sarebbe spuntato dai monti dell’Elba. Un’apoteosi! Il nostro sguardo è stato catturato dal paesaggio circostante. L’immaginazione ci ha riportato ai tempi della colonia agricola quando l’approdo era popolato di persone indaffarate, di giovani aitanti e bimbi ridenti: una comunità frugale impegnata in numerose attività manuali collegate all’agricoltura e alla pesca, allora fiorente. Dopo aver visto l’alba ed aver ammirato l’“Isolotto della Scola” abbiamo percorso la strada che conduce al vecchio borgo, ormai disabitato e in declino, che testimonia storie di vita vissuta con la presenza ingombrante del carcere di massima sicurezza: murature corrose dal sole e dal mare, vecchie insegne sbiadite, persiane semiaperte… I due Danieli, accompagnati da Tatiana Paolini, guida ambientale dell’Infopark, hanno esplorato l’isola in mountain bike, visitando i luoghi più emozionanti e suggestivi: la Punta del Marchese, Cala dei Turchi, Porto romano, la Villa romana di Agrippa, le scogliere calcaree erose dal mare. Dirigendosi verso Cala Giovanna abbiamo ammirato una delle ultime opere di conservazione del Parco dell’Arcipelago Toscano, la Villa dell’Agronomo che oggi spicca con tutta la sua maestosità. Arrivate a Cala Giovanna, l’unica spiaggia dove è consentita la
balneazione, abbiamo ammirato le distese di fiori color viola che guardano il mare: sono gli Allium subhirsulum o agli cigliati. Lasciandoci accarezzare dalla brezza marina, con occhi incantati abbiamo ammirato il mare e in lontananza la “madre” dell’Arcipelago Toscano: l’Elba.
[1] All’estremità sud-est dell’isola, nella piccola Cala Scirocco, sono stati rinvenuti nel 1959 i pochi resti di una nave oneraria degli inizi del II secolo a.C., mentre sui fondali di Punta Scaletta sono stati rinvenuti nel 1963 i resti di una nave oneraria romana della seconda metà del II secolo a.C..”
[2] Una rete temporanea d’impresa della quale fanno parte oltre al Capofila Coop. Arnera, la Coop. Don Bosco e Elbalinc.
L’articolo è stato scritto da Alessandra Tozzi, Coordinatore editoriale del magazine di promozione turistica Elba Per2 e non solo…, Edizione 2021/2022