Alla ricerca della preistoria Testimonianze di megalitismo elbano
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6 Gennaio 2025Da quando sono Presidente del Parco Nazionale Arcipelago Toscano ho raccolto critiche sul fatto che Pianosa cada a pezzi. In effetti sull’Isola la gran parte degli edifici sono abbandonati e pericolanti, dopo che il borgo è stato lasciato dai suoi abitanti. Il compito del Parco è quello di occuparsi della natura e proteggerla ma, per quanto possibile, questo Ente ha cercato di strappare al degrado qualche edificio e valorizzarlo, chiedendone la concessione al Demanio, effettivo proprietario. E così, dopo la ristrutturazione delle ex Villa Literno, ora foresteria e magazzino del Parco, dell’edificio della Ex Direzione, ora Museo delle Scienze e della Casa dell’Agronomo, ora nuovo Centro visite ed esposizione museale, un altro progetto ci ha impegnato: l’apertura alle visite turistiche del carcere di massima sicurezza Agrippa dal dal 1° giugno 2024. Questa nuova opportunità di visita ha suscitato molta curiosità di quotidiani e tv nazionali e di pubblico; infatti nel solo mese di giugno ci sono stati 960 visitatori.
Ed è comprensibile perché l’Isola di Pianosa è stata per lungo tempo sinonimo di detenzione e isolamento, quindi di storie drammatiche e segrete, di ingiustizie e maltrattamenti, materiale ricco per racconti che alimentano l’immaginazione e l’interesse. Fin dal 1858, con l’istituzione della colonia penale agricola, Pianosa ha ospitato detenuti di vario genere, dai malati di tubercolosi ai brigatisti rossi, fino ai capi della camorra e della mafia negli anni ’70 e ’80. Il carcere di Agrippa, a Pinosa è stato uno dei più famosi e tristemente noti penitenziari italiani. Per una breve cronologia del carcere. Nel 1863 il Ministero dell’Interno istituì la Colonia Penale di Pianosa capace di ospitare 350 carcerati. A partire dal 1884, nella Casa Penale di Pianosa vennero trasferiti dalle carceri di tutta Italia i detenuti ammalati di tubercolosi che si unirono così ad altri già presenti sull’Isola, rimanendovi fino al 1965. Il trattamento dei detenuti ammalati avveniva in tre strutture: Preventorio (attuale Centrale); il Sanatorio (ex Podere del Cardon, attuale Agrippa); il Convalescenziario (Podere del Marchese). Anche Pertini, arrestato perché antifascista, arrivò a Pianosa il 13 novembre del 1931 e fu destinato al carcere-sanatorio, essendosi ammalato nelle precedenti dure detenzioni. Una lapide posta sulla chiesa dell’isola ricorda la presenza del socialista, irriducibile antifascista. Nel 1979 il Generale Dalla Chiesa fece costruire un lungo e alto muro di cemento armato per dividere la parte abitata dai civili e dalle guardie carcerarie da quella dei detenuti. Ancora oggi il muro è visibile e segna un limite tra la parte del borgo caratteristico e tutto il resto dell’isola, ora fruibile con le numerose attività naturalistiche organizzate dal Parco. Dopo gli attentati a Falcone e Borsellino (1992) i boss della mafia furono trasferiti da un giorno all’altro sull’Isola che diventò una fortezza inaccessibile, vigilata giorno e notte da agenti di custodia, carabinieri, polizia, con grandissimi divieti di sorvolo e di navigazione nelle acque circostanti. Padiglioni chiusi da anni furono ripristinati, per un regime di detenzione ancora più duro, quello previsto dal nuovo decreto 41bis. Poi nel 1977 il carcere è stato svuotato e oggi è rimasto sezione staccata del Carcere
di Porto Azzurro con pochi detenuti che curano gli orti, in regime di semilibertà. Ma le strutture della vita carceraria ci sono ancora tutte e in un passato recente qualcuno ha addirittura ventilato l’ipotesi di riaprire il carcere duro per alleggerire le carceri italiane. Ma questo ora con il parco non sarebbe possibile. Sono state molte le proteste contro queste proposte che sono sembrate veramente assurde, specie dopo che è stato fatto tutto il possibile per cambiare identità a questo luogo speciale: da isola di sofferenza e punizione a isola di relax, cultura e benessere di studi scientifici con la base del CNR e con numerosi scavi archeologici aperti, oltre che sede di catacombe importantissime, anche queste gestite dal Parco. Il Parco, grazie alla concessione ottenuta dal Demanio e gli interventi di risanamento progettati dall’Architetto Alessandro Pastorelli, ha reso accessibile una parte significativa del carcere Agrippa. L’Edificio, che versava in stato di abbandono da molti anni, è stato restaurato mantenendo intatto il suo aspetto originale, senza alterarne l’immagine e la storia. Anche le aree esterne, denominate “passeggio”, sono ora aperte ai visitatori. Il nostro obbiettivo principale è stato quello di conservare lo spirito e l’anima del luogo, garantendo al contempo la sicurezza dei visitatori. Le visite guidate, gestite dalle nostre competenti guide del Parco, offrono un’esperienza autentica e approfondita, permettendo a tutti di conoscere e comprendere meglio una parte cruciale della storia di Pianosa e dell’Italia.
Siamo convinti che questo progetto, come gli altri, contribuisca alla restituzione all’Isola di una nuova immagine, votata al turismo naturalistico e culturale, consapevole e rispettoso. La possibilità di visitare un luogo così emblematico, dove la storia si intreccia con la natura incontaminata dell’Isola, offrirà ai turisti un motivo in più per scoprire e amare questa perla del Mar Tirreno.
Le visite guidate all’ex Carcere Agrippa sono disponibili con trasferimento a/r in autobus. Per ulteriori informazioni e prenotazioni, basta contattare Info Park al numero 0565 908231.
L’articolo, pubblicato nel magazine di promozione turistica Elba Per2 e non solo… Edizione 2024/2025, è stato scritto dal Dott. Gianpiero Sammuri, Presidente del Parco Nazionale Arcipelago Toscano.