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9 Gennaio 2025L'Isola d'Elba, la mia isola di ferro
L’isola d’Elba è “la mia isola di ferro”. Undici anni fa sentii per la prima volta il suo cuore battere nelle gallerie sotterranee del Ginevro. Credo che sia stato proprio in quel momento che metà, del mio cuore, “si trasformò in magnetite”.Le miniere di Calamita le ho viste per la prima volta dal mare, da piccolissima, durante le gite in barca con mio nonno. Erano una tappa fissa. Ricordo l’imponenza della laveria del Ginevro con i suoi nastri trasportatori che mi ricordavano le giostre del lunapark, e gli impianti di lavorazione del cantiere del Vallone Basso, sculture silenziose di un’epoca finita che dominavano il mare.Molto tempo dopo con il mio amico e compagno d’università, Matteo decisi di scegliere proprio le miniere come oggetto della tesi di laurea in architettura. “Le miniere di Calamita, una storia millenaria. Progetto di recupero e riqualificazione del parco minerario di Capoliveri” una grande dichiarazione d’amore per questa terra, casa mia.L’origine della escavazione e della lavorazione del minerale ferroso dell’Isola si perde nella notte dei tempi: i giacimenti elbani sono tra i più antichi depositi ferriferi sfruttati nel mondo.Anche Virgilio, nell’Eneide, definiva l’Elba “Insula inexhaustis Chalybum generosa metallis”, ossia un’Isola ricca di miniere inesauribili.
Le miniere elbane sono collocate nei comuni di Rio Marina e Capoliveri, le prime rappresentano la zona nord di escavazione mentre quelle capoliveresi rientrano nella zona sud. Tale suddivisone è dovuta al fatto che il ferro si dispone seguendo il magnetismo terrestre, che procede da sud verso nord. A Capoliveri troviamo il complesso minerario di Calamita, che deve il suo nome all’ampia presenza di Magnetite, il minerale con il più alto tenore di ferro utilizzabile industrialmente e con le più intense proprietà magnetiche esistenti in natura. Le miniere che costituiscono tale complesso sono quelle di Punta Calamita, Ginevro e un cantiere minore denominato Sassi neri. Le miniere sono disposte l’una in successione all’altra e sono raggiungibili tramite la strada comunale che dal centro di Capoliveri si allunga a mezza costa sulle pendici occidentali del monte Calamita.Punta Calamita, è la miniera più grande ed importante del complesso minerario capoliverese. Occupando una vasta superficie sulle pendici meridionali del promontorio sud-orientale dell’Isola. La coltivazione del minerale era condotta quasi esclusivamente a cielo aperto, i ripidi gradoni che scendono verso il mare sono tutt’oggi una silenziosa testimonianza dei tempi che furono così come “gli scheletri” degli impianti di lavorazione del minerale visibili nel cantiere del Vallone Basso.Passata Punta Calamita si arriva alla miniera del Ginevro, dove la coltivazione del minerale dal 1969 in avanti, avvenne in galleria. Le gallerie sotterranee si estendono da nord a sud, partendo da quota +6 m. s.l.m. si sviluppano su diversi livelli fino a raggiungere la quota di carico del materiale abbattuto a -54 m. s.l.m. Grazie alla presenza di una Magnetite molto compatta e a grana fine, queste gallerie non richiedevano armature, poichè il minerale eratalmente resistente da permettere di scavare tunnel autoportanti.
Nel 1981, con la chiusura degli stabilimenti estrattivi, l’isola d’Elba inizia a diventare rinomata per il turismo. Il bel mare e le sue spiagge, attirano da subito molti turisti che ben presto contribuiscono ad incrementare la nuova economia isolana.Il forte interesse per l’attività turistica fa passare, purtroppo, in secondo piano la manutenzione e la valorizzazione dei siti minerari che per molto tempo furono dimenticati.Successivamente, per fortuna, si registra un’attenzione diversa verso questi luoghi. Nel 1991 nasce a Rio Marina il Parco Minerario dell’Isola d’Elba che dal 2005 comprende anche i comuni di Capoliveri e Rio nell’Elba. Con la nascita dell’Associazione “Miniere di Calamita” si ridà vita a questi luoghi organizzando tour guidati nel parco minerario e nella miniera sotterranea del Ginevro e cercando, di anno in anno, di proporre nuove attività per mantenere vivo l’interesse. Nonostante l’affluenza di turisti, ad oggi, gli interventi per il recupero e salvaguardia degli edifici presenti nel Parco minerario sono ancora limitati. Esempi calzanti sono le laverie Punta Calamita e Ginevro, entrambe in condizioni strutturali e conservative precarie. Alcune delle principali lacune riscontrate sono ad esempio la mancanza di opportune segnaletiche identificative: nonostante parte dei percorsi si estendano nelle vicinanze di alcuni dei principali edifici, non sono segnalati. I turisti che passano nelle loro vicinanze non ne conoscono la funzione e il loro ruolo all’interno del ciclo produttivo; passano perciò inosservati.Pensiamo alla centrale elettrica del Cannello -forse l’edificio più suggestivo – completamente ignorata, alle baracche, al pozzo di estrazione alla laveria del Ginevro, visibili solo di passaggio durante il tragitto per arrivare alla galleria sotterranea.Il mio timore è che con il passare del tempo le strutture presenti possano crollare cancellando
per sempre la memoria delle miniere, come è avvenuto per lo stabilimento produttivo di Portoferraio e il pontile di Vigneria dei quali oggi non rimane traccia.L’Isola d’Elba, prima di diventare un’ambita meta turistica, grazie all’estrazione di uno dei minerali ferriferi più ricchi e pregiati d’Europa è un’industria siderurgica, dove viene prodotta la prima ghisa al carbon coke d’Italia. Questi millenni di storia non possono e non devono essere cancellati!Senza dimenticare che per la vastità di minerali (rame, ocre, azzurrite, magnetite, pirite ecc.) le prerogative geologiche dell’Isola d’Elba sono state inserite nella Worl Heritage Provisional List of Geological Sites dell’Unesco, che pone l’Isola tra i più prestigiosi siti geologici del pianeta.
Idee e soluzioni per la riqualificazione del parco minerario di Capoliveri
Il processo di conoscenza delle miniere di Calamita è iniziato consultando una fitta bibliografia di libri utili a comprendere la storia e l’evoluzione dell’attività estrattiva elbana. Per entrare nel dettaglio il primo passo è stato quello di eseguire visite guidate nell’area mineraria per apprendere dettagli e informazioni maggiori, oltre alla consultazione dei vari documenti presenti nell’archivio del museo. Abbiamo avuto la possibilità di “intervistare” Filippo Boreali, un minatore che ha lavorato per lunghi anni in galleria nelle Mminiere del Ginevro, memoria storica vivente di questi luoghi. Il reperimento di alcuni progetti ha consentito di conoscere strutture oggi non più visibili, come nel caso del pozzo di desolforazione del Vallone Basso. Sono stati rinvenuti, oltre a molte cartografie, anche schemi esplicativi dei procedimenti di lavorazione e caricamento del minerale, i progetti del pozzo di estrazione del Ginevro e delle laverie. Per un’ulteriore conoscenza sono stati eseguiti i rilevamenti architettonici di tutte le strutture che ne consentivano l’accesso.Il progetto di recupero delle Miniere di Calamita si basa sulla memoria storica del luogo e si sviluppa secondo i concetti di sostenibilità ambientale e riqualificazione funzionale. Alla base del progetto di recupero degli edifici c’è la volontà di mantenere il più possibile inalterate le strutture originali, in modo da preservare la loro continuità storica ed il loro valore.Il recupero architettonico di maggior rilievo riguarda i fabbricati del Palazzo della Direzione e le Vecchie Officine. Il Palazzo ritornerebbe ad essere il “perno” delle Miniere di Calamita e sfruttando la divisione esistente, verrebbero realizzati al piano terra servizi per i turisti, come biglietteria, sala consultazione libri e documenti, sala video e sala degustazione; Progetto di recupero e riqualificazione del parco minerario di Capoliveri al primo piano gli uffici per le guide in modo da assicurare uno spazio stabile e consono dove svolgere le funzioni amministrative delle miniere.e così anche il recupero dell’’infermeria, riconvertita in struttura adibita a ricovero delle attrezzature utili alle escursioni in miniera (caschetti, picchetti ecc.) nonché a noleggio bici. Le vecchie officine recuperate ad uso museale, sarebbero dotate di percorsi didattici e di allestimenti per raccontare la storia delle miniere, terminando poi nello shop.
L’officina maggiore si presterebbe come spazio polifunzionale, utilizzabile tutto l’anno, le cui attività potrebbero spaziare dall’allestimento di laboratori didattici, sala mostre temporanee a sala conferenze e per matrimoni civili. Ciò consentirebbe anche di affittare la sala ad usi esterni, rappresentando un ulteriore introito per il Parco Minerario.La Centrale elettrica, un museo di sé stessa è a mio avviso la costruzione più affascinante del Parco Minerario capoliverese. Il tempo in questo edificio sembra essersi fermato; quando si entra al suo interno si ha l’impressione di essere catapultati negli anni in cui era ancora funzionante. Qui si trovano tuttora i macchinari originali per la produzione di energia elettrica, gli ampi motori diesel, i quadri elettrici, le attrezzature e gli strumenti utilizzati dagli operai; chiudendo gli occhi si ha l’illusione di sentire ancora i rumori e i suoni nella lavorazione, uno spettacolo che lascia a bocca aperta. Sfortunatamente, non è ancora visitabile per problemi di messa in sicurezza.
Basterebbero pochi interventi mirati per renderla visitabile. Le baracche del Ginevro caratterizzano, insieme al pozzo d’estrazione, la panoramica dall’alto della Miniera del Ginevro. Cinque strutture prefabbricate a pianta rettangolare ed una forma particolare in alzato che rievoca, lontanamente, sagome di archi acuti disposte sul piazzale a quota 54 metri s.l.m.. dove vennero allestiti, gli uffici, l’infermeria, i magazzini, le mense per gli operai e dove sono ancora presenti i cartelli esplicativi della destinazione d’uso svolta all’interno. Attualmente chiuse, si è pensato di inserirle nel progetto rendendole visitabili e realizzando un punto bar, fruibile sia da parte dei turisti che eseguono la visita in galleria, sia da parte di ciclisti e da coloro che fanno trekking nei percorsi della miniera, oltre ai servizi igienici. Sono qui disposti anche l’ufficio e spogliatoio per le guide che si occupano delle escursioni in galleria sotterranea, in modo da assicurarne un punto stabile. Le miniere erano un organismo autonomo, capaci di auto mantenersi e fornire lavoro alla popolazione locale. L’idea è quella di realizzare un “parco aperto” che sia in grado di esaltare le caratteristiche naturali ed antropiche del sito minerario. Il recupero architettonico degli edifici esistenti tiene in grande considerazione la natura circostante e si integra con il suo importante passato. Valorizzare il patrimonio storico e culturale delle aree minerarie capoliveresi non significa solo valorizzare le costruzioni realizzate per l’estrazione dei minerali, ma anche la comunità che ci ha vissuto, la storia sociale e l’insieme delle tradizioni che si sono sviluppate, memorie storiche destinate altrimenti all’oblio. Il punto fondamentale è tornare a credere in questo patrimonio di archeologia industriale che, se ben sfruttato, potrebbe dare un grande impulso al turismo con importanti ripercussioni sull’economia della nostra isola.
L’articolo, scritto dall’Architetto Viola Campioli, è stato pubblicato nel magazine di promozione turistica Elba Per2 e non solo… Edizione 2024/2025