L’Elba di Enza Viceconte
9 Agosto 2022L’Isola Verde
9 Agosto 2022Gabriele Messina gestisce insieme alla famiglia un mini market a due passi dalla splendida spiaggia del Lido di Capoliveri. Uno come tanti verrebbe da dire! Ma Gabriele ci ha messo il cuore, e soprattutto la testa, e adesso i suoi prodotti fanno parlare di sé. Lo abbiamo visto alla Fiera del Gusto a Torino, a Grasse (Francia) con lo Slow Food, a Expo 2015 con il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano (del quale l’isola d’Elba fa parte), a Linea Verde e Easy Driver in TV, e in molte manifestazioni di produttori tipici in giro per la Toscana, insieme al consorzio Elba Taste, di cui è anche promotore. È un comunicatore nato, perché ha capito che non basta saper fare, occorre farlo sapere. È orgoglioso della sua Elba e l’ha messa nei suoi prodotti. Gabriele ti coinvolge con la sua passione. Ti racconta la sua storia con grande facilità e da lì capisci perché riesce a conquistare tutti. Quando parla dei suoi prodotti, si trasforma in un istrione e ti trasmette, senza retorica, il suo genuino e contagioso entusiasmo. Ha trasformato un semplice orto sul mare e una piccola bottega di famiglia in un laboratorio del gusto e del recupero delle tradizioni elbane di altri tempi. Con un viaggio indietro nel tempo alla ricerca di ricette del passato sparite e dimenticate, è partito dal “ricordo del palato” tramandato dagli anziani. Ha coinvolto la sua famiglia per recuperare la memoria, ha intervistato alcune nonne di Capoliveri e di Rio Marina, si è fatto raccontare le ricette, le abitudini quotidiane, i segreti delle massaie. Ha elaborato, amalgamato, tentato dosi, ingredienti e cottura, provando e riprovando, sottoponendosi al giudizio severo delle nonne fino ad arrivare a quel sapore, a quella consistenza giusta. Finalmente il risultato è arrivato. È stata dura perché gli anziani sono intransigenti, però, dopo tanti errori, alla fine ha visto il sorriso sul loro volto. Ma non era ancora soddisfatto! Serviva un pò di fantasia e un approfondimento per capire anche il significato di quei dolci nella comunità. Cosi si è fatto aiutare da uno studioso di storia della cucina elbana, lo chef Alvaro Claudi, grazie al quale ha impreziosito di cultura locale le proprie ricette. Rinascono cosi l’Imbollita di fichi, il dolce più antico dell’Elba, il Panficato dell’isola d’Elba, la Schiaccia briaca di Nonna Lilia, dall’antica ricetta della tradizione di Rio Marina, la Schiaccia di Capoliveri, la Schiaccia dell’Armistizio, nata da un’idea ironica del produttore per abbracciare sapori, tradizioni e rivendicazioni tra Capoliveri e Rio Marina, la Schiaccia del Minatore con mandorle e fichi, i Cantucci del contadino alle mandorle o con fichi, la Sportella e il Cerimito, dolci che raffigurano gli organi sessuali e che anticamente venivano usati come dichiarazione d’amore fra i giovani che si corteggiavano. La Cacciallebbora di origine antichissima, il cui nome deriva probabilmente da “caccialepre”, è un pane che vuol rappresentare il sesso femminile, offerto alla dea Cerere protettrice dell’agricoltura affinché favorisse una stagione fertile e abbondante. In ogni ricetta c’è una storia: quella delle vita dura delle miniere e della povertà, ma anche della genuinità degli ingredienti, dell’assenza di conservanti, delle uova freschissime, della pazienza, dell’attesa, dei valori umani. Ha voluto così fare un regalo a tutti i nonni e nonne, comprese le persone che hanno vissuto nei periodi dell’Elba mineraria, contadina e marinara degli anni ‘20 e ‘50, rimanendo fedele alle tradizioni del tempo, rispettando scrupolosamente ingredienti, aromi e cottura. Ma il regalo poi lo fa al nostro palato, e i suoi dolci parlano da soli. Gabriele ci tiene anche a far vedere le etichette con i valori nutrizionali dei suoi prodotti, invita a confrontarle con i prodotti dolciari che compriamo abitualmente per capire come mangiavano meglio i nostri nonni: nell’imbollita e nel Panficato dell’isola d’Elba c’è tanta energia, pochi grassi soprattutto quelli insaturi, e niente olio di palma, solo olio extra vergine di oliva. Ha voluto raccontare la sua Elba attraverso i dolci, e ogni volta che vende un panficato, un’imbollita o un cerimito, ha bisogno di aggiungere due parole che ne raccontino il significato. Come se fosse un sacrilegio darlo al cliente senza dire niente, farglielo mangiare come un comune dolcetto. Quella ricetta parla della sua Elba, lo devono sapere, racconta la fatica dei minatori che facevano una lunga strada prima di arrivare in miniera e che si portavano un pane con i fichi, che allora all’Elba erano abbondanti e davano energia. La storia di Elba Magna è una bella storia, positiva da raccontare per lo spirito di iniziativa, per la capacità di comunicare la sua passione agli altri, per il rispetto delle tradizioni e delle proprie radici, per aver scoperto il modo di fare business attraverso il marketing territoriale. Solo chi ama davvero quest’isola ci riesce bene. Passate a trovarlo e capirete se lui ci è riuscito.